Sul luogo di lavoro nel cantiere è necessario adoperare delle adeguate calzature che presentino le caratteristiche minime per essere considerate scarpe antinfortunistiche. Tale normativa è prevista a livello europeo per garantire l’incolumità degli operai nei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e il loro utilizzo è imposto per legge.

Esistono diversi livelli di protezione, dunque la scelta andrà fatta in base al tipo di lavoro che si va a svolgere. Ciò che va sempre tenuto in considerazione è che ogni operaio utilizza le scarpe in cantiere per molte ore e generalmente la loro attività prevede un costante movimento, per questi motivi devono calzare alla perfezione in modo da permettere il lavoro nel miglior comfort e devono permettere il movimento senza appesantirlo. La loro scelta è molto importante perché fa parte dell’abbigliamento che deve salvare un individuo dal rischio di lesioni aggravate.

La normativa delle scarpe antinfortunistiche è già prevista già nell’Articolo 4 del Decreto Legislativo 475/1992 qui indicate come calzature di sicurezza. Esse devono avere attestazione CE e il produttore ogni anno deve controllare i propri sistemi qualitativi.

La normativa europea è invece indicata da tre direttive, quali

EN 345, EN 346 ed EN 347 che identificano specifiche tipologie differenti di scarpe antinfortunistiche.

Normative europee scarpe antinfortunistiche

EN 345. La norma riguarda gli aspetti di sicurezza (Safety) e dice che le calzature devono avere un livello di sicurezza di seconda categoria, resistere alla pressione da schiacciamento del puntale di almeno 200 J e inoltre:

- requisiti generali (SB) quali cuciture e pelli resistenti agli strappi e alle abrasioni e assorbi-sudore con traspirazione, forma adattabile ai piedi, suola antiscivolo anche nel caso di camminamento su base liquida.

- Requisiti S1 prevedono in aggiunta ai precedenti proprietà antistatiche e di assorbimento da shock, hanno una resistenza all’acqua di almeno 30 minuti.

- Requisiti S1P prevedono in aggiunta ai precedenti lamina antiforo realizzata in acciaio inossidabile.

- Requisiti S2 prevedono SB e S1, in più è prevedono che la tomaia sia resistente all’acqua per almeno 60 minuti.

- Requisiti S3 prevedono SB e S1+S2, in più lamina antiforo in acciaio inossidabile.

- Requisiti S4 prevedono SB e S1+S2, in più si tratta di stivali in gomma o Pvc senza lamina e con puntale.

- Requisiti S5 prevedono SB e S1+S2, in più si tratta di stivali in gomma o Pvc con puntale e lamina antiforo.

È possibile anche che le calzature presentino delle ulteriori protezioni aggiuntive rispetto alla loro classe di protezione, come ad esempio impermeabilità, protezione della caviglia, isolanti dalle temperature rigide o caldissime, isolanti dall’elettricità.

EN 346. La norma riguarda le indicazioni di protezione e dice che le calzature di protezione di seconda categoria hanno le stesse peculiarità delle altre calzature di sicurezza con una differenza nel puntale che deve resistere ad urti per almeno 100 J. Per il resto la scala segue lo stesso andamento nella norma EN 345 ma in luogo della lettera S troviamo la lettera P (Protective).

EN 347. Riguarda le indicazioni di costruzione per le scarpe indicate a piccoli rischi di lavoro, come ad esempio per pulizie industriali o ospedali. Qui non è previsto il puntale di protezione, o al massimo ve ne è uno sintetico. In base al livello (da 01 a 03) possono essere resistenti all’acqua o in suola antistatica. Vengono marcate con la lettera O (Occupational).

La scelta della miglior scarpa antinfortunistica spetta al datore di lavoro o al responsabile della sicurezza, tenendo conto anche dei rischi residui che non possono essere eliminati e dei requisiti di sicurezza del suddetto decreto legislativo.

 

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